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Scienza e… La nostra rivista nasce annunciando già nel titolo che non ci occuperemo solo di scienza. Anche se la cultura scientifica resterà il nostro punto di riferimento ci occuperemo di tutto e in particolare di quel tutto che coinvolge una regione particolare dell’Europa: il Mezzogiorno d’Italia. Insomma, guarderemo il mondo da Napoli utilizzando un approccio di tipo scientifico.

Questo non vuol essere un editoriale. Poche righe e diventerà un articolo. Solo lo spazio che la nostra avventura nasce in continuità con quella che, per molti mesi, abbiamo vissuto con la Rivista, il web journal del Centro Studi di Città della Scienza, di cui recuperiamo l’eredità.

Ma entriamo subito nel mezzo delle cose. L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha di recente pubblicato i dati relativi al Prodotto interno lordo pro-capite (vale a dire la ricchezza media per abitante) in Italia nel 2016. Le differenze tra il Mezzogiorno e le altre aree del paese sono evidenti.

Il reddito medio pro-capite al Sud è stato di 18.200 euro, contro i 34.200 euro nel Nord-ovest; i 33.300 euro nel Nord-est e i 29.900 euro nel Centro. Non solo le differenze sono evidenti (un abitante nel Mezzogiorno ha un reddito medio inferiore del 46,8% rispetto a una persona che abita nel Nord Ovest; del 45,3% rispetto a un abitante nel Nord Est; del 37,1% rispetto a una persona che abita nel Centro d’Italia), ma sono anche in leggero aumento.

Il divario tra Mezzogiorno e resto d’Italia permane e persino si accresce, dopo quasi centossessant’anni di unità del paese. Una volta si sarebbe chiamata Questione Meridionale e sarebbe stata al centro del dibattito economico, sociale, politico e culturale. Oggi – tranne le denunce di SVIMEZ e di pochissimi altri – si accetta questa condizione quasi fosse ineluttabile.

Le cause della Questione Meridionale sono svariate e sono cambiate nel tempo. Ce ne occuperemo con una certa sistematicità. Ma una la vogliamo portare subito in evidenza: la scienza.

Il divario in ricerca scientifica tra il Sud e il resto del paese è addirittura superiore a quello economico. Con 20,8 milioni di abitanti il Mezzogiorno ospita il 34,9% della popolazione italiana. Ma la spesa in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico – secondo i dati ISTAT relativi al 2015 – è di appena il 17,2% del già magro investimento nazionale: 3,8 miliardi su complessivi 22,2 miliardi investiti dall’Italia nel 2015.

Ebbene, col 45,7% della popolazione, il Nord spende il 60,7% degli investimenti italiani in R&S, pari a 13, 4 miliardi di euro. Mentre il Centro spende 4,9 miliardi di euro pari al 22,2% del budget italiano in R&S, avendo il 19,1% della popolazione.

Ancora più evidente è il divario se confrontiamo la spesa media pro-capite in R&S. Nel Sud è di 184 euro, contro i 422 del Centro e i 485 del Nord. Insomma la spesa media per abitante in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico è del 56,4% inferiore a quella di un abitante del Centro e del 62,1% in meno rispetto a quella di chi abita al Nord.

In tabella trovate i numeri che fotografano questo particolare aspetto della Questione Meridionale.

 

Tabella 1. Spesa in ricerca scientifica in Italia (fonte: elaborazione propria su dati ISTAT).

 

Popolazione

(in %)

Spesa in R&S

(in %)

Spesa in R&S pro-capite

(in euro)

Nord

45,7

60,7

485

Centro

19,1

22,2

422

Sud e isole

34,9

17,2

184

Italia

100

100

366

 

La domanda è: esiste una correlazione tra queste divergenze? C’è un rapporto di causa ed effetto tra la componente economica e la componente scientifica della Questione Meridionale?

Una sterminata letteratura internazionale dimostra che un rapporto di causa ed effetto tra sviluppo economico e investimenti in R&S esiste ed è abbastanza lineare. In particolare, è dimostrato che gli investimenti in R&S favoriscono la crescita dell’economia. Non è un caso che i tre paesi occidentali più ricchi – USA, Giappone e Germania – investano in R&S poco meno (USA e Germania) o poco più (Giappone) del 3,0% della ricchezza nazionale. Non è un caso che i due paesi a economia emergente che hanno avuto le migliori performances economiche negli ultimi lustri – la Corea del Sud e la Cina – investano in R&S il 4,3% la prima e il 2,1% la seconda.

L’Italia, nel suo complesso, è molto lontana da questi numeri: i 22,2 miliardi investiti nel 2015 rappresentano appena l’1,2% del Prodotto interno lordo nazionale.

Una prima analisi a grana grossa dimostra che una componente determinante dell’irrisolta Questione Meridionale e della crescita economica del Sud risiede negli scarsi investimenti in R&S. E che, dunque, se vogliamo cercare di far crescere la ricchezza del Mezzogiorno dobbiamo aumentare gli investimenti in R&S nelle sue regioni. E se vogliamo iniziare a chiudere la forbice tra il Sud e il resto del paese occorre che questi investimenti affluiscano in maniera maggiore nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia.

Se l’analisi è corretta, la proposta è obbligata. A questo punto la domanda è: esistono qui nel Mezzogiorno ma anche nel resto d’Italia forze politiche, sociali, economiche, culturali disponibili a farla propria questa proposta scontata e a portarla al centro del dibattito?

Scienza e… nel suo piccolo ci proverà.


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