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“Il più bello dei giorni” sono le parole con cui Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione delle specie, ricorda il giorno in cui chiese a Emma Wedgwood di diventare sua moglie. Era l’11 novembre 1838 e dopo pochi mesi i due giovani inglesi dell’era vittoriana si sposarono dando il via ufficiale alla famiglia Darwin.

Di certo non siamo soliti ricordare Charles Darwin per la sua vita in famiglia e ancor meno siamo soliti ricordarne la moglie Emma. Eppure quelle parole appuntate sul diario dello scienziato, fanno pensare al ruolo che per Charles avevano moglie e famiglia, cose importanti da ricordare a cavallo dell’International Day of Women and Girls in Science (11 febbraio), del Darwin Day (12 febbraio) e della giornata dedicata agli innamorati (14 febbraio).

Sul matrimonio tra Emma e Charles sono diffusi tanti luoghi comuni che parlano da un lato di un felice matrimonio e dall’altro di una donna, Emma appunto, che ostacola il lavoro del marito a causa di divergenze sulla fede. In realtà, come si legge nel lavoro di Chiara Ceci Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un’epoca (Sironi Editorie, 2013), la vita della coppia Darwin fu complessa, tutt’altro che facile e il ruolo che Emma ha avuto nella carriera e vita del marito Charles è di grande importanza, anche se spesso passato inosservato.

Emma e Charles erano primi cugini e si sposarono nel 1839, lei a 31 e lui a 30 anni, piuttosto tardi rispetto a parenti ed amici seppure nella loro epoca, quella vittoriana, non era insolito iniziare la vita famigliare intorno ai 30 anni per gli uomini e 26 anni per le donne.

Lei aveva avuto diversi pretendenti ma solo per Charles iniziò a provare un serio interesse e fino ad allora nessuno in famiglia le aveva fatto pressioni riguardo al matrimonio, nonostante molte sue coetanee fossero già sposate e con figli. La famiglia di Emma, infatti, era fuori dal comune, una famiglia di intellettuali moderni che amavano viaggiare per conoscere il mondo e sostenevano l’importanza dell’istruzione sia per gli uomini che per le donne, alle quali era data possibilità di viaggiare e di conoscere i cambiamenti di un’epoca in evoluzione. Emma aveva viaggiato molto per l’Europa, aveva potuto apprezzare i cambiamenti che, ad esempio, l’arrivo del treno stava portando nella società, era colta, appassionata di musica e letteratura, attenta a vivere secondo il suo stile e le sue idee. E per Charles non poteva capitare compagna di vita migliore. Lo scienziato in quegli anni era spesso in viaggio per le sue ricerche e già gettava le basi della sua teoria rivoluzionaria nel campo dell’evoluzione; aveva quindi bisogno di una donna forte al suo fianco che gli permettesse di continuare il suo lavoro, sostenendolo nel lavoro e nella vita.

Emma e Charles fin da subito riuscirono ad instaurare un rapporto sincero, di reciproca fiducia, di condivisione di idee e opinioni, cosa non scontata in quegli anni e che richiese sacrificio e sforzo. Emma era di fede unitariana e si trovò a convivere con l’agnosticismo del marito Charles. I due avrebbero potuto non parlare mai delle loro divergenze in fatto di fede, come aveva suggerito il padre di Charles al figlio, ma entrambi preferirono la sincerità in fatto di opinioni e preoccupazioni.

Per Emma la loro divergenza riguardo la fede era la “questione più importante” e pertanto era bene affrontarla insieme come emerge dalle parole rivolte al futuro marito nel novembre 1838: «Adesso che ci apparteniamo l’un l’altra non posso evitare di essere sincera con te». Gli scambi di riflessioni tra i due continuarono anche appena dopo il matrimonio fino a giungere a un equilibrio. La preoccupazione principale per Emma era che il marito non applicasse il “non credere a nulla fino a che non è provato” anche quando “le cose non possono essere provate nello stesso modo e se sono vere sono probabilmente al di là di ogni nostra comprensione”. E contemporaneamente, cercando di accettare l’agnosticismo del marito, sosteneva che «Pur sapendo che con coscienza e sincerità tu desideri e cerchi di trovare la verità e che questo non può essere sbagliato […] Quello che riguarda te riguarda anche me e sarei davvero infelice se pensassi che non possiamo appartenerci per l’eternità».

Furono i punti di vista di Emma, l’evoluzione del suo pensiero, il suo riconoscere il valore della ricerca della verità da parte del marito, e la sua volontà di conoscere e accettare le idee di Charles a porre le basi per un rapporto solido che sarebbe stato fondamentale nella vita dello scienziato. Charles ne era consapevole e alle riflessioni contenute nella lettera rispose con l’annotazione finale: «Quando sarò morto, sappi che molte volte ho baciato e pianto su questi fogli».

Negli anni, infatti, Emma accettò e comprese sempre di più il lavoro del marito, rispettandone le opinioni e ponendo attenzione ai dettagli che aiutavano a dare equilibrio e serenità alla vita in famiglia, come momenti di vacanza dedicati al rapporto con marito e figli. Tutto questo anche per far fronte alle difficoltà che di certo non mancarono. Innanzi tutto per facilitare il marito nel lavoro fu necessario il trasferimento dalla campagna inglese alla città di Londra, ma la vita di città non era semplice e per Emma non fu facile adattarsi. Emma e Charles, poi, ebbero 10 figli di cui tre morirono nell’infanzia provocando grande dolore ai due genitori.

A tutto questo si aggiungeva il lavoro di Charles, le pressioni sociali a cui lo scienziato era sottoposto e il dibattito scientifico e culturale in cui si era inserito, elementi di grande pressione e preoccupazione per Charles. Emma fu la prima persona con cui il marito condivise le sue teorie rivoluzionarie sull’evoluzione, fu tra le prime persone a capirne l’importanza e il peso. Ben presto le ricerche dello scienziato divennero di famiglia: i figli di Emma e Charles si appassionarono al lavoro del padre, ne seguivano gli sviluppi, e tutti erano ormai abituati a convivere con le carcasse di animali che Charles portava a casa per i suoi studi.

Quando arrivarono gli anni della più grande opera di Charles, il ruolo di Emma fu fondamentale. La donna aiutò sempre il marito nella stesura de Le origini delle specie correggendone le bozze e offrendo spunti di riflessione. Il supporto al marito non mancò dopo la pubblicazione del lavoro, nel 1859, come non mancarono le attenzioni ai momenti di svago per mantenere una serena vita famigliare.

D’altronde negli anni successivi, Charles era già nel pieno della stesura di altre opere, tra cui L’Origine dell’uomo, per la quale fu di grande aiuto non solo la moglie ma anche la figlia Henrietta. Questa nuova opera turbava Emma forse più della prima perché rischiava di “cacciare Dio dalla scena ancora di più”. Nonostante le sue idee, Emma continuò a sostenere il marito incoraggiandolo a proseguire nel suo lavoro con onestà intellettuale.

Il rapporto tra Emma e Charles continuò tra sostegno e sincerità fino alla morte dello scienziato, nel 1882, una grossa perdita che Emma riuscì ad affrontare nel migliore dei modi. «Mia madre fu meravigliosamente calma da subito, e perfettamente naturale. […] per noi che sapevamo come aveva vissuto la vita con lui, condividendone ogni momento, la sua calma e il suo autocontrollo sembrarono stupefacenti allora, e lo sono ancora ripensandoci», scrisse Henrietta parlando della madre al momento della morte di Charles.

Se in questi giorni ricordiamo Charles Darwin come uno degli scienziati più importanti della storia e come padre della teoria dell’evoluzione delle specie, non possiamo certo dimenticare cosa contribuisce alla crescita di un grande scienziato come lui è stato. La vita nella scienza infatti non è caratterizzata solo dalle ricerche; è accompagnata dalla vita personale, dalle relazioni e dalle difficoltà dell’epoca. E non dobbiamo dimenticare quelle persone che, da dietro le quinte, hanno avuto un ruolo fondamentale per la crescita scientifica e umana di grandi personaggi come Charles Darwin, come il caso di Emma, donna dell’evoluzione delle specie e di un’epoca.

Bibliografia e lettura consigliata:

Chiara Ceci, Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un’epoca (Sironi Editore, 2013).


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