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Progetti di risanamento ambientale e riqualificazione dei paesaggi urbani: l’asse verde di Viale Augusto a Napoli

Emma Buondonno
Lucia Sichenz (a cura di)
25,00 €
23,75 €

alt collana Ricerche e Progetti di Architettura e di Urbanistica
alt 29,7 cm x 21 cm
alt brossura
alt 80 pagine
alt 96 immagini a colori, 8 in b/n
alt 2020-04
alt ISBN 978-88-89972-92-2
alt opera in libero accesso

Viale Augusto a Napoli è un boulevard privato del suo migliore elemento di Architettura e Natura: l’assetto botanico di essenze arboree alte, folte e rigogliose.
La ricomposizione di un nuovo assetto botanico deve andare oltre l’istanza storica del viale addobbato con le palme per condurre alla Mostra delle Terre d’Oltremare di epoca fascista, per affermare oggi un valore aggiunto di corridoio ecologico articolato nell’aiuola centrale con alberi sempreverdi e nelle due ampie aiuole laterali, prospicienti gli edifici residenziali con i negozi, con alberi caducifoglie per alternare chiome ombreggianti nelle stagioni più calde a chiome spoglie nelle stagioni più fredde per consentire un migliore soleggiamento delle abitazioni.
Viale Augusto attualmente è un’arteria urbana attraversata da un consistente volume di traffico automobilistico nell’arco dell’intera giornata e anche nelle ore notturne, non era così quando fu progettato. Le temperature estive oggi raggiungono valori molto elevati per archi temporali sempre più prolungati e anche quelle primaverili spesso anticipano i forti caldi estivi, non era così il clima negli anni ’30 del secolo scorso.
Gli orli delle caldere dei crateri occidentali che delimitano la piana alluvionale di Fuorigrotta-Coroglio non erano cementificati dall’urbanizzazione post bellica degli anni ’50 e ’60.
Il quartiere di Bagnoli, oltre l’insediamento siderurgico dell’Italsider, conservava ampie porzioni di territorio agricolo che lambivano i primi quartieri popolari dell’espansione della città occidentale di Napoli.
Viale Augusto è ancora oggi la spina dorsale di tale espansione e il suo tracciato conserva il ruolo di elemento ordinatore della forma urbana dell’intero quadrante ovest di Napoli.
In particolare orienta lo sviluppo urbanistico di quei quartieri che comporranno l’insieme dei crateri dei Campi Flegrei inglobati nella città di Napoli: Fuorigrotta, Bagnoli-Coroglio, Soccavo e Pianura.
La direttrice est-ovest della “Città Bassa” di Napoli raccoglie i flussi del traffico provenienti dal Cratere di Chiaia e da Mergellina, attraverso i due tunnel, e collega la piana alluvionale di Fuorigrotta con il lungomare di Via Caracciolo.
Viale Augusto è prima di tutto parte integrante dell’attraversamento veloce est-ovest della città bassa di Napoli e non è possibile immaginare un ulteriore rimando a suggestioni evocative e romantiche di un passato relativamente recente anche se ricco di significati. Cosa è meglio oggi per questa parte di città che richiede importanti interventi di riqualificazione ambientale ovunque possibile per contenere i livelli d’inquinamento dell’aria e di mitigazione dell’effetto dell’isola di calore urbano?
L’argomento trattato in questo volume cerca di trovare risposte agli interrogativi posti nel riconfigurare l’arteria urbana.
Con la sperimentazione progettuale si è cercato di oltrepassare i limiti della certezza compositiva tratta dalla memoria iconografica del viale di palme di epoca fascista, contraddicendo sia l’istanza storica che quella estetica, percorrendo una strada più incerta per affermare un’istanza ecologista e contribuire al miglioramento climatico e ambientale dell’area. Sarebbe troppo facile ricondurre nel ventre sicuro della storia l’indicazione progettuale della soluzione compositiva nella riproposizione dei filari di palme. Così come sarebbe troppo facile rinunciare al maestoso filare di pini che per le dimensioni delle chiome e per l’altezza che riesce a raggiungere è la migliore essenza arborea da incastonare tra le quinte dei palazzi di Viale Augusto.
Sono stati principalmente due i criteri seguiti nella valorizzazione degli assetti botanici del Viale Augusto: in primo luogo la fondamentale differenza tra il ruolo svolto dall’aiuola centrale rispetto a quelle laterali e, in secondo luogo, la necessità di contribuire al miglioramento della qualità ambientale per contrastare l’inquinamento dell’aria e acustico.
L’approccio progettuale è fondato sul recupero prudente della sistemazione delle aiuole preesistenti scegliendo come associazioni botaniche per l’asse centrale il filare di pini associato al doppio filare di lecci con la bordura di oleandri, tutte essenze in grado di assorbire l’inquinamento prodotto dall’intenso traffico automobilistico, e per le aiuole laterali i filari di platani associati alle chamerops humilis con la bordura di lantane.
Va ribadito il concetto che mentre i filari di platani lungo i viali laterali hanno la funzione principale di ombreggiare le facciate degli edifici e il passeggio pedonale nelle stagioni calde, le aiuole dell’asse centrale devono svolgere una funzione di mitigazione degli impatti inquinanti nell’arco dell’intero anno e di fatto sono un corridoio ecologico di una viabilità a scorrimento veloce e traffico intenso. Viale Augusto in tale prospettiva assume in realtà il significato di Infrastruttura verde andando anche oltre il valore di corridoio ecologico.
In un’area metropolitana come quella napoletana, infatti, risulta prioritario attivare programmi di risanamento ambientale ricomponendo il rapporto di equilibrio tra parti costruite e spazi rinaturalizzati, tra edifici e giardini, tra quartieri e parchi verdi, tra piazze e ville comunali d’interesse storico. Il processo unitario della progettazione urbana e ambientale richiede di considerare il progressivo cambiamento climatico come il fattore prioritaio da mettere in gioco nelle scelte dei nuovi assetti botanici degli spazi verdi. Con le nuove infrastrutture verdi, infatti, oltre a riconfigurare porzioni di paesaggi mediterranei si deve perseguire l’obiettivo di affermare i nuovi paradigmi dell’architettura e dell’urbanistica contemporanee principalmente nella sperimentazione progettuale dell’integrazione tra spazio costruito e spazio non costruito, tra Natura e Architettura.
Deve, inoltre, essere tenuto in considerazione il nuovo corso intrapreso dalla Commissione Europea presieduta da Ursola Von Der Leyen sulla base della strategia del Green New Deal. Questa strategia prevede una programmazione complessiva di investimenti “verdi” per un totale di mille miliardi di euro per i prossimi dieci anni affinché si riduca progressivamente il consumo dei combustibili fossili e si trasmigri verso l’impiego crescente di tecnologie sempre meno inquinanti in ogni settore dell’economia europea. Tale strategia è inscritta all’interno di una nuova cultura europea rivolta alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici che abbia a fondamento una prima legge europea che governi il passaggio epocale che deve essere compiuto. All’interno di questo scenario si spiegano l’avanzare di azioni e di ruoli come quelli assunti dalla giovanissima Greta Thumberg e dai movimenti dei Friday For Future o come quelli dei Global Strike. Le nuove generazioni, superate anche quelle cosiddette dei Millennials, nati con uno smartphone in mano, e oltre le stesse tecnologie digitali, hanno compreso l’importanza di incidere sulla struttura economica del Mondo Reale e non delle vite parallele o dei mille mondi possibili virtuali. I conflitti che esplodono tra Mondo Reale e Mondo Virtuale così come tra Ecosfera e Tecnosfera ci riportano ai conflitti delle disuguaglianze amplificate proprio dalla globalizzazione economica dei processi dell’economia dominante. Solo l’avvio di una economia circolare integrata e generata da una economia civile, solidale, etica e redistributiva delle risorse e delle ricchezze definisce l’avvio di un processo democratico di diritto all’ambiente, alla salute e alla qualità degli spazi pubblici delle città e del territorio. La salvaguardia del suolo è il presupposto per la salvaguardia degli ambienti di flora e fauna anche urbani e per invertire il processo di riscaldamento e impermeabilizzazione degli ambienti. Una sfida tutta da vincere contro cemento e asfalto e l’industria della morte e per difendere le città democratiche.

 

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