Giovanni Battista Alfano nasce a Napoli l’8 dicembre 1878. Sin dall’adolescenza si sviluppa sempre cagionevole di salute. Questo non gli impedisce di percorrere il periodo di formazione sempre con buon profitto scolastico, e poi con eccellenza negli studi e nella Ricerca. Muore a Napoli il 27 dicembre 1955, dopo lunga malattia e sofferenze sopportate sempre con esemplare cristiana rassegnazione.
All’età di 11 anni, il 19 giugno 1889, entra nel Seminario Piccolo di Napoli, dove inizia la sua formazione non solo scolastica ma di crescita in quella che sarà la sua vocazione profonda. Già nel periodo del diaconato si distingue in un saggio pubblico, di livello universitario, su cento tesi di matematica, fisica e scienze naturali, meritandosi così l’interessamento del Cardinale Giuseppe Crispo che lo premia facendogli anticipare di un anno l’ordinazione sacerdotale il 20 dicembre 1901, nonostante la giovane età per questa ordinazione.
Passa poi al Seminario Maggiore di Napoli, per proseguire gli studi liceali senza trascurare quelli sacerdotali, sempre eccellendo e distinguendosi sì da conquistare sempre la predilezione dei Maestri, man mano concentrandosi in particolare verso le Scienze fisiche, matematiche e naturali.
Il 19 giugno 1906 consegue la laurea in Scienze Naturali.
È in questo periodo che nasce il suo profondo affetto per il suo Maestro Giuseppe Mercalli la cui fama è internazionale e si rafforza la sua passione «per le forze oscure della Terra», come verrà definita la sua passione per la sismologia dal suo allievo prediletto e poi collaboratore Antonio Parascandola.
Giuseppe Mercalli avrà un ruolo importante per il futuro dell’Alfano. Il 23 ottobre 1907, nell’occasione di una frana e di una scossa sismica al Vesuvio, Mercalli ed Alfano si recano all’Osservatorio Pio X esistente presso il Santuario di Pompei, e in quella occasione Mercalli propone alla Prelatura del Santuario di assumere Alfano a dirigere l’Osservatorio (strana coincidenza, quella stessa sera fu efficacemente verificata la funzionalità del nuovo sismografo ivi impiantato, per l’occasione del terremoto di Ferruzzano, che fu rovinoso) e già il giorno 26 dello stesso mese (ottobre 1907) G.B. Alfano assume ufficialmente la Direzione dell’Osservatorio, e la manterrà fino al 1933. È in questo periodo che Alfano pubblica le sue notizie e osservazioni sul Bollettino Meteorico Geodinamico. Nello stesso periodo esprime tutte le sue capacità e competenze in materia contribuendo efficacemente all’organizzazione e potenziamento dell’Osservatorio, al suo trasferimento in locali più ampi ed adatti. Fu valentissimo nella Direzione, non solo per la capacità di dotarlo della più aggiornata strumentazione ma per la sua diretta capacità di modificarla e di costruzione di nuovi e più potenti apparecchi, finalizzati in particolare a rilevare ogni pur minima scossa al Vesuvio, tenere sotto continua osservazione ogni minimo fenomeno sismico nell’Appennino ed anche i fenomeni di questa natura che si producono per effetto dei moti del Tirreno. Per l’osservazione di questi fenomeni costruì, tutti di sua invenzione e costruzione, il Microsismografo Denza ed il Microsismografo Vesuvio.
Costruì anche altri sismografi di precisione: il Pendolo Mercalli (in onore di Mercalli), specializzato nella rilevazione della componente NS; il Pendolo Navarro Neumann per la componente EW, per i frequenti terremoti provenienti dall’Est; poi un altro apparecchio in grado di aiutare ad individuare la direzione delle scosse; una vasca tipo Gralbrovitz; un “bipendolo” che chiamò Agamennone; un sismografo a doppio effetto; diversi sismoscopi.
Ad Alfano totalmente, in questo periodo, si deve la istituzione del “Museo Vesuviano” (inaugurato il 15 ottobre 1911), ed alla sua tenacia e competenza si deve la dotazione di numerosissimi campioni di rocce e minerali vesuviani, pubblicazioni, stampe antiche, che fanno di questo Museo un importante luogo di documentazione sulla storia del Vesuvio.
In questo periodo Alfano ha anche ricoperto altri prestigiosi incarichi di Direzione: Direttore della Stazione Sismica dell’Istituto vulcanologico Friedlaender di Napoli, al Vomero, fin quando l’Istituto fu abolito e Friedlaender dispose il trasferimento della strumentazione al Seminario Maggiore di Napoli perché, sotto la direzione di Alfano, potesse prendere vita un nuovo Osservatorio. Ricoprì anche l’incarico di osservatore presso la Specola Meteorica allora esistente presso l’Istituto di Igiene dell’Università di Napoli.
Direttore Eugenio Scacchi, presso l’Istituto di Mineralogia, si era liberato un posto di assistente. Alfano intendeva partecipare al concorso e preparò la sua documentazione. Ma un giovane si presentò a Lui esponendo la sua intenzione ed il suo vivo interesse a ricoprire quel posto. Alfano ritirò la sua domanda. Fu così che, con una ulteriore attestazione di solidarietà umana da parte di Alfano, l’Università di Napoli non lo ha avuto nel suo organico.
Intensa la sua attività di partecipazione in sodalizi scientifici o a carattere religioso. Sin dal 1913 Socio della Società dei Naturalisti in Napoli; dal 1913 Socio e Segretario dell’Accademia di San Pietro in Vincoli; dal 1919 è Membro della Società Sismologica Italiana; dal 1911 è Membro della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei; dal 1919 è socio della Società Italiana del progresso delle Scienze; dal 1912 è socio della Società Meteorologica Italiana; dal 1920 è socio della Società degli Spettroscopisti.
Alfano è Maestro molto amato dagli allievi per le elevate doti di docente, la cultura ampia e profonda, la semplicità legata ad un carattere mite e disponibile. La levatura del docente è misurata anche dall’elevato numero di suoi alunni divenuti validi docenti per l’entusiasmo che egli sapeva trasmettere. Quello che poi sarà suo prediletto e poi collaboratore per ben trentaquattro anni, Antonio Parascandola, non era suo allievo diretto, ma lo divenne perché attratto a lui proprio dalla sua fama di docente. E sarà Parascandola a testimoniare la fama dell’Alfano docente immortalandone il ricordo con le parole «Le lezioni di Alfano si ascoltavano con interesse e piacere: gli argomenti che trattava avevano il sapore della novità: lo si ascoltava entusiasmati perché Egli aveva il dono di rendere chiare le cose difficili, …».
Più di 100 scritti, suddivisi tra le diverse discipline di cui fu cultore: sismologia (25), vulcanologia (26), geofisica e meteorologia (15), pubblicazioni su argomenti compresi in una ampia fascia tra biologia e filosofia (6), ben 30 lavori che possiamo definire apologetici, polemici, metapsichici, 9 commemorazioni e conferenze, 11 scritti a carattere strettamente didattico.
Non stupisce pertanto che accanto a produzioni rigorosamente scientifiche, alla competenza nel modificare e perfezionare i sismografi di cui si serviva e di costruirne del tutto dei nuovi più sensibili, per poter meglio «… dal moto degli aghi dei suoi apparecchi interpretare i tremiti della Terra, …» registriamo che era appassionatamente seguito anche nelle sue lezioni sulla Cosmogonia Mosaica, o che ha trattato argomenti come La Rincarnazione, errore antico e moderno, La continenza periodica nel matrimonio o La fecondazione artificiale della donna, argomenti sempre come visti da un naturalista e sacerdote. Merita menzione un’opera rimasta pronta per la stampa alla sua morte su La vita di Gesù narrata dagli Evangeli, un’opera molto originale in cui tratta la geografia e la geologia palestinese allo scopo di mettere in luce l’ambiente naturale in cui si svolse la vita di Gesù.
In Lui l’uomo di scienze ed il sacerdote convivono, reciprocamente rafforzandosi e trovando l’uno nell’altro ragione e supporto. In questo è il continuatore di una tradizione di illustri scienziati e sacerdoti che sono stati tutti studiosi del Vesuvio: Lazzaro Spallanzani, Ignazio Sorrentino, Giuseppe Mecatti, Gaetano De Bottis, Teodoro Monticelli, Antonio Stoppani, Giuseppe Mercalli.
Una biografia di Giovan Battista Alfano sarebbe incompleta se si tralasciasse di ricordare i suoi studi sulle “reliquie di Sangue”, e in particolare sul Sangue del Patrono di Napoli, S. Gennaro, la cui storia Egli riteneva che dal 1631 andava di pari passo con la storia del Vesuvio. Allo studio di questi argomenti contribuiva frequentemente il suo recarsi, nelle vacanze, quasi in pellegrinaggio, nelle diverse regioni italiane per ammirare, oltre la natura, e studiare il nostro ricco patrimonio d’arte. Il Ritratto di Gesù nella Storia e nell’Arte è appunto da considerare in relazione a questo suo impegnare le vacanze in pellegrinaggi di studio.
Beneficenza e carità sono state un’altra dote costante della sua personalità. Naturalmente portato alla solidarietà umana è difficile, per chi non lo ha conosciuto personalmente, dire con esattezza quanto queste doti siano state proprie del suo carattere umano e quanto derivate dalla profonda convinzione religiosa.
Due collaborazioni in particolare ha sviluppato tra le tante frequentazioni che ha avuto per motivi di Ricerca. Quella con I. Friedlaender e quella con A. Parascandola. Con entrambi, in virtù della stessa passione per lo studio del Vesuvio, ha meticolosamente portato avanti una storia, che lui voleva fosse completa di ogni dato storico, del Vesuvio e delle sue eruzioni, e che sin dal 1922 aveva steso in manoscritto di circa 250 pagine. Nel primo caso riuscì a dare alle stampe La storia del Vesuvio, illustrata dai documenti coevi, un pregevole testo di 65 pagine con 107 illustrazioni, stampe, acquarelli bellissimi, gouaches importanti, e due piante topografiche, sovvenzionato da parte dell’Istituto Vulcanologico Friedlaender e stampato (1929) a cura di Karl Hohn Ulm, edizione di lusso, divenuta presto rarissima, che comunque lo lasciò insoddisfatto. Nella seconda collaborazione, dal 1921 al 1955, riprese il suo disegno di una storia completa sulla vita del Vesuvio. In questo caso, sebbene il lavoro avesse raggiunto l’estensione desiderata, è sopraggiunta la morte ad impedirgli di vederne la stampa. E Parascandola con lo stesso amore ha continuato sistematicamente ad integrare, rivedere, completare il dattiloscritto (formato A3) fino al 1977. È il lavoro che, completamente ripreso si presenta ora alla stampa in questa edizione.
Corrado Buondonno