Nato a Procida il 27 luglio 1902, appassionato studioso di mineralogia, petrografia e geologia, Antonio Parascandola è morto il 30 marzo 1977, in Portici, dove ha concluso il suo percorso di ricercatore e docente universitario fino alla carica di Direttore dell’Istituto di Mineralogia e Geologia Agraria dell’Università degli studi di Napoli Federico II.
Dopo il periodo ginnasiale e liceale presso la Badia di Cava dei Tirreni si laurea in Chimica il 18 luglio 1928 presso l’Università che allora era la Regia Università di Napoli. Già nel periodo in cui è studente universitario è autore di 6 pubblicazioni scientifiche: I crateri dell’isola di Procida (1924), Sul tufo del cratere di Socciaro (1926), Sui pozzetti verticali e su talune altre forme che si rinvengono nell’isola di Procida (1928), Osservazioni mineralogiche e litologiche sull’isola di Procida (1928), Su alcune misure di temperatura eseguite al Rione delle Mofete e nel cratere del Monte Nuovo nei Campi Flegrei (1928), Sulle produzioni cruciformi osservate in Napoli ed in vari luoghi in occasione dell’eruzione del 1660 (1928); ed ha frequentato assiduamente gli Istituti di Geologia e Geografia Fisica, e di Mineralogia, come è testimoniato da due Dichiarazioni dei rispettivi Direttori dell’epoca, Prof. Giuseppe De Lorenzo e Prof. Emanuele Quergigh.
Questa frequentazione diverrà parte essenziale della sua vita e continuerà nel percorso di ricercatore prima (allora si chiamavano “assistenti”) e di docente poi, che si svolgeranno sempre nell’Università degli studi di Napoli.
Assistente volontario dell’Istituto di Mineralogia dal 1°/11/1930 al 28/2/1931, e poi Assistente incaricato dal 1°/3/1931 al 31/3/1932. Assistente ordinario dal 1°/4/1932 e poi Aiuto ordinario dal 1°/11/1939.
Nell’A.A. 1935-36 ha tenuto l’insegnamento di Mineralogia e Geologia per il biennio di Ingegneria. Dall’A.A. 1936-37 a quello 1945-46 è Professore Ufficiale Incaricato di Mineralogia e Geologia presso l’Istituto di Mineralogia della Facoltà di Scienze. Negli A. A. 1938-39 e dal 1946 al 1954 è Prof. Incaricato di Petrografia. In assenza del Direttore dell’Istituto di Mineralogia, è supplente di Mineralogia negli anni 1943-44 e 1945-46.
Nell’Anno Accademico 1936-37 è nominato assistente volontario senza emolumento alla cattedra di Mineralogia e Geologia della Facoltà di Agraria in Portici, dove vi permarrà da Professore incaricato e poi da Direttore fino al raggiungimento dei limiti di età.
Dall’A.A. 1940-41 è Professore Incaricato di Mineralogia e Geologia presso l’Accademia Aereonautica di Nisida. Dall’A.A. 1946 fino al 1966-67 gli è stato conferito l’incarico di Petrografia alla Facoltà di Scienze Geologiche.
Il livello scientifico della sua produzione e della sua attività, che lo rendono noto nel mondo scientifico, trovano riconoscimento in due Libere Docenze che gli vengono conferite: la L.D. in Vulcanologia (D.M. 30/12/1936), e la L.D. in Geografia Fisica (D.M. 5/5/1937). In particolare la L.D. in Vulcanologia premia una operosità ed una dedizione che fanno di Parascandola uno dei più autorevoli cultori della storia e della ricerca sul pulsare del Vesuvio.
Numerosi i premi e titoli vari:
– nel 1933 il premio Ferruccio Zambonini, indetto dalla Società Reale di Napoli, Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche;
– nel 1952 il premio dell’Accademia delle Scienze di Napoli per la monografia “Contributo alla Mineralogia vulcanica della Campania”;
– collaboratore dell’Enciclopedia Treccani alla voce “Terra”;
– ha diretto dal 1940 al 1943 i lavori di ricerca del manganese nella zona di Atina e di Torella in provincia di Frosinone;
– in rapporto a ricerche geologiche in Puglia si è interessato del bradisisma e della impostazione di un mareografo;
– componente della Commissione nominata dal Genio Civile di Napoli per lo studio del bradisismo puteolano;
– ha fatto parte della Commissione per lo studio, la valorizzazione e la sistemazione dei terreni della Calabria;
– Socio corrispondente dell’Accademia Pontaniana;
– Socio, fin dal 1921 della Società dei Naturalisti in Napoli;
– incaricato dal C.N.R. dello studio delle variazioni della linea di spiaggia da Gaeta alla Punta della Campanella;
– incaricato dal C.N.R. delle Ricerche per lo studio delle sabbie magnetiche dal Garigliano ad Agropoli;
– incaricato dal Servizio Geologico a collaborare alla Carta Geologica d’Italia (Foglio 184).
Lascia oltre 60 pubblicazioni (molte altre sono rimaste incompiute).
Ma nel caso di Antonio Parascandola la singolarità e lo spessore dell’uomo di scienza, il livello e valore del suo contributo e l’attaccamento agli studi del Vesuvio e dei Campi Flegrei, cui ha dedicato tutta la sua vita, vanno molto oltre l’idea che il lettore che non lo ha conosciuto o praticato può farsene dalle scarne note biografiche sopra riportate. Può aiutarci a comprendere la complessa figura di Parascandola il rileggere le esatte parole con le quali il Prof. Renato Sinno concluse la dotta commemorazione letta in suo onore il 24 giugno 1977 nell’adunanza della Società dei Naturalisti in Napoli: «Egli sorride ancora riflettendo su questo mio tentativo ed io comprendo come l’aver tentato di ridurre in rigidi schemi la vita scientifica, didattica, professionale di un Maestro come Antonio Parascandola sia stato forse come aver voluto porre dei limiti ad una personalità che non conosceva confini». E il termine “confini” va inteso in tutti i sensi, e da queste riflessioni si deve partire per tentare di mettere a fuoco l’impostazione ed il metodo di lavoro di Antonio Parascandola.
Oltre la metodicità che la ricerca di laboratorio e le esigenze dello studioso e del fine bibliofilo esigono, oltre la intimità che gli affetti familiari richiedono (egli, che non aveva una famiglia propria, adorava la famiglia del fratello), Parascandola così come spaziava con padronanza in un ampio arco disciplinare, spaziava poi continuamente, anche fisicamente, sui territori che aveva prescelto per i suoi studi, il Vesuvio e i Campi Flegrei in particolar modo, sui quali non è esagerato dire che si recasse quasi quotidianamente per osservazioni e rilievi. All’interesse scientifico per queste formazioni naturali si aggiungeva uno straordinario attaccamento, quasi amore per persone fisiche di cui si sentiva tutore, tanto ne seguiva il ritmo quotidiano, il respiro. Il suo era un vero colloquio con le manifestazioni del vulcanismo vesuviano e flegreo. Due dei suoi scritti in particolare: Notizie vesuviane, il Vesuvio dal marzo 1948 al dicembre 1958 e I fenomeni bradisismici del Serapeo di Pozzuoli sono sufficienti a testimoniare quanto sopra sulla singolarità e profondità del metodo di studio e di lavoro. Nel primo riporta e discute puntualmente le rilevazioni sistematiche da lui effettuate in un decennio della vita del Vesuvio, sempre mirando alla interpretazione di ogni fenomeno che aiuti a comprenderne la evoluzione; nel secondo analizza meticolosamente ogni dato storico, da ogni fonte scrupolosamente indagata, su fenomeni di cui vede il collegamento con la fenomenologia legata all’evoluzione geologica del territorio e che possono aiutare a comprendere le manifestazioni del momento.
La stessa metodologia di studio e lo stesso attaccamento alla interpretazione del pulsare del vulcano si rileva nella lettura del presente trattato. Questo doveva essere, per Parascandola come per G. Battista Alfano, con il quale tra i due c’è stata per trentaquattro anni “vicinanza” di pensiero e collaborazione scientifica, l’opera conclusiva dei loro studi sulla storia del Vesuvio, e che, dopo la morte di Alfano, Parascandola ha continuato a curare scrupolosamente finché gli è stato dato vivere, lasciandola comunque incompiuta.
Singolare il suo dinamismo nell’essere continuamente sul terreno a tastare il polso alle sue regioni vulcaniche. Almeno due borsoni erano sempre con lui, stracolmi di appunti, diari, contenitori per campioni, reattivi per saggi di campagna. E per poter estendere l’osservazione anche lontano dalla sua posizione non mancava il binocolo perché nessun fenomeno potesse sfuggirgli.
Antonio Parascandola è stato un docente scrupolosissimo. Aveva un religioso senso del dovere nei confronti degli allievi ai quali non ha mai lesinato la sua dedizione di maestro, molto spesso offrendo il suo sostegno in caso di allievi con problemi o bisognosi.
Antonio Parascandola ha onorato la funzione universitaria che svolgeva. Componente del corpo docente della gloriosa Università di Napoli, oggi Università Federico II, ha portato anch’egli benissimo il suo valido contributo alla edificazione del prestigio a questo Ateneo universalmente riconosciuto.
Corrado Buondonno