Le scienze forensi hanno accresciuto la loro popolarità grazie alle serie TV degli ultimi anni. Ma in che modo questo può influenzare il lavoro degli specialisti nella realtà? È possibile definire le fiction come mezzi di divulgazione scientifica?
Le scienze forensi sono state protagoniste indiscusse di molte storie e romanzi del mistero, dai racconti di Edgar Allan Poe alle avventure di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle. Codificate come vere e proprie professioni all’inizio del 1900, si sono sviluppate enormemente a partire dal secolo scorso, con l’avvento delle analisi del DNA.
Oggi le scienze forensi vivono probabilmente il loro periodo di maggiore fama e hanno invaso anche il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza, la televisione, diventando accessibili al grande pubblico. Insieme alla crescente popolarità delle crime fiction, però, si sono sviluppate anche le riflessioni degli scienziati forensi, dei giudici e degli avvocati, sulle conseguenze della spettacolarizzazione televisiva delle scienze forensi sul pubblico e nelle aule di tribunale.
Dai primi anni 2000 i giornalisti hanno iniziato a utilizzare il termine Effetto CSI per descrivere i casi di cronaca in cui i giudici si rifiutavano di condannare un indagato per la sola mancanza di prove scientifiche, o viceversa, tendevano a condannare solo sulla base di una di esse. Negli USA il termine CSI effect venne presto adottato anche dalle forze dell’ordine e dagli accademici per descrivere l’influenza delle crime fiction non solo sulle scelte giudiziarie, ma anche sulle indagini scientifiche.
Nel tempo sono stati condotti diversi studi per analizzare l’esistenza dell’effetto CSI, in cui sono state considerate le diverse figure che prendono parte ai processi e alle indagini per valutare quanto la popolarità delle crime fiction influenzi la loro attività.
Diverse ricerche condotte negli USA, in Canada e in Australia hanno cercato di dimostrare l’effetto CSI.
Un’analisi condotta in Canada si è basata su un sondaggio progettato per capire quanto i giurati fossero informati su concetti di medicina legale, spesso messi in scena nelle crime fiction. Il 79% delle donne e il 68% degli uomini che hanno partecipato al sondaggio hanno dichiarato di seguire regolarmente le serie TV, di aver imparato a conoscere le tecniche di polizia scientifica, come il test del DNA, da fonti giornalistiche e da programmi televisivi e che quella del DNA fosse la prova più attendibile presentata in dibattimento.
Un’altra conseguenza dell’effetto CSI analizzata in diversi studi accademici è la necessità di avere in aula esperti chiamati a giustificare l’assenza di prove scientifiche per spiegare che non sempre è possibile ricavarle.
Sono molto forti anche le evidenze dell’influenza delle crime fiction su altri protagonisti del sistema giudiziario. Come già accennato, ci sono stati dei cambiamenti nel lavoro di avvocati, poliziotti e giudici, per la crescente richiesta di prove scientifiche nei processi penali.
Pubblici ministeri e avvocati tendono a inserire prove scientifiche nel processo anche quando non è strettamente necessario, perché pensano che in assenza di queste la giuria popolare potrebbe non essere convinta dell’innocenza o colpevolezza degli indagati. Quando queste non sono ricavabili in nessun modo, gli avvocati e i PM richiedono comunque la consulenza e la testimonianza di esperti per giustificare la mancanza di prove scientifiche.
L’effetto CSI si ripercuote anche sull’attività stessa degli investigatori. Diverse ricerche descrivono casi in cui i cittadini o i parenti delle vittime hanno chiesto ai poliziotti perché non stessero raccogliendo determinati oggetti dalla scena del crimine, perché lo avevano visto nelle serie TV come CSI.
Gli ufficiali forensi e gli agenti di polizia, secondo quanto riportato in questi studi americani e canadesi, sono profondamente convinti che le crime fiction influenzino il modo in cui la propria attività è percepita dal pubblico. Le vittime o i loro parenti spesso hanno la convinzione di possedere conoscenze sufficienti a mettere in discussione le pratiche di investigazione sulla scena del crimine. Il rovescio della medaglia è che tutto ciò ha effettivamente cambiato il modo in cui i professionisti gestiscono le indagini forensi.
Insomma ci si aspetta davvero che gli agenti di polizia abbiano capacità sovrumane che corrispondono a quelle delle loro controparti televisive. Questo nel tempo ha portato gli ufficiali di polizia a dover fare molto più lavoro del necessario sulla scena del crimine per dissipare le preoccupazioni delle vittime e dei testimoni. I poliziotti sono costretti a fare più domande ai testimoni, e gli ufficiali forensi sono tenuti a raccogliere un numero enorme di campioni, o sono tenuti a spiegare perché non lo stanno facendo. Negli anni Duemila il numero di campioni raccolti dalla scena del crimine è salito da una media di qualche unità per caso, a centinaia.
La tensione cui sono sottoposti i funzionari di polizia è tale da poter causare ansia, frustrazione e irritabilità negli esperti che intervengono sulla scena del crimine.
Anche gli scienziati che lavorano nei laboratori che si occupano di scienze forensi hanno subito un cambiamento nel proprio lavoro, soprattutto dopo l’introduzione del test del DNA. Sono molte le richieste in stile CSI che vengono fatte dalla polizia e dai pubblici ministeri.
L’aumentata richiesta di prove scientifiche nel corso dei processi penali, o la consulenza di esperti che ne giustifichino l’assenza, ha avuto un impatto significativo su alcuni laboratori in Australia e negli Stati Uniti. Molto spesso la necessità degli esperti di essere presenti in aula, riduce il tempo che hanno per lavorare ai casi in laboratorio. Le conseguenze dei ritardi nel processamento dei campioni si ripercuotono sui processi stessi, con rinvii e con l’aumento degli errori tecnici dovuti alla fretta.
Un altro argomento analizzato in alcuni studi riguarda la percezione della figura degli scienziati forensi da parte del pubblico. In CSI e nelle altre crime fiction, gli esperti sono spesso rappresentati come “sexy”. Anche questo ha una ripercussione sulla vita reale degli scienziati forensi, non più percepiti dal pubblico come i “secchioni”, ma come interessanti e affascinanti.
Inoltre nelle serie TV, gli scienziati vengono spesso ritratti mentre lavorano sulla scena del crimine. Nella realtà questo accade molto raramente, ma sono ufficiali o funzionari di polizia che raccolgono le prove per poi inviarle ai laboratori in un secondo momento: non esistono tuttologi che si occupano della scena del crimine, delle analisi di laboratorio, degli interrogatori e del resto delle indagini come accade in TV. I poliziotti non indossano abiti alla moda mentre lavorano, ma piuttosto indumenti protettivi per evitare la contaminazione.
Esistono anche conseguenze positive dell’Effetto CSI? Il creatore di CSI, Anthony Zuiker, ha affermato in un’intervista alla CBS News nel 2005 che: «L’effetto CSI è, a mio parere, una delle cose più incredibili venute fuori da un telefilm. Per la prima volta nella storia americana non è più permesso ingannare le giurie». Sicuramente un parere di parte, che però porta a chiedersi se l’effetto CSI abbia anche dei risvolti positivi sul sistema della giustizia. Alcuni esperti del settore giuridico hanno riscontrato che la crescente richiesta di prove scientifiche e di esperti in dibattimento ha avuto un impatto positivo sulle risorse finanziarie dei laboratori forensi. Insieme al lavoro degli scienziati e all’aumento del personale impiegato nei laboratori, sono infatti cresciuti anche gli investimenti impegnati nel loro sviluppo e funzionamento.
Molti studenti inoltre, negli ultimi anni, si sono avvicinati allo studio di queste discipline proprio grazie alla popolarità raggiunta dalle scienze forensi tra il grande pubblico attraverso i mezzi di comunicazione di massa.
A conforto dell’esistenza di un Effetto CSI si possono citare telefilm costruiti apposta per educare la popolazione, cioè per avere una valenza educativa basata proprio sull’influenza che riescono ad avere sullo spettatore.
Parlando di fiction in generale, esistono diversi esempi nel mondo e in Italia, di uso dei telefilm per scopi didattici o per sensibilizzare un pubblico più o meno vasto su particolari temi, dalla salute al bullismo. Un primo esempio risale a ben 33 anni fa, quando in Messico il produttore e sceneggiatore Miguel Sabido ebbe l'intuizione di insegnare alle donne la pianificazione familiare attraverso una soap opera. Acompaname spiegava, con le difficoltà e le vicissitudini di due giovani e poveri sposi, come controllare le nascite. Dopo il primo anno di trasmissione in Messico si registrò un incremento del 33% di affluenza ai consultori e le vendite dei preservativi aumentarono del 23%. L'idea fu una miccia che innescò numerose altre iniziative similari, denominate edutainment o infotaiment, in molti Paesi di Africa, Asia e America Latina. In India, il metodo si rivelò cruciale nella campagna di informazione contro l'Aids, nata dalla collaborazione tra BBS e il National Aids Control Organisation. Anche gli Stati Uniti negli ultimi dieci anni hanno saputo sperimentare ampiamente questa modalità di trasmettere informazioni in ambito sanitario, con risultati davvero incoraggianti (ad esempio la sensibilizzazione sulle gravidanze indesiderate tra le giovanissime tramite la fiction The O.C.) Solo poco tempo fa, un’ennesima prova positiva l’ha fornita la ultradecennale soap opera Beautiful: la scoperta di un nodulo al seno di una delle protagoniste e successivi controlli e intervento chirurgico risolutivo da questa effettuati, hanno fatto impennare, secondo quanto segnalato dalla Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), di oltre il 20% i controlli preventivi sulla popolazione femminile statunitense.
In Gran Bretagna, nel 2001, è nato addirittura un progetto finanziato dalla Commissione Europea chiamato EuroPAWS (European Pubblic Awarness of Science and Engineering), finalizzato a promuovere e valorizzare la fiction scientifica in televisione, a fini educativi.
Forse non è possibile parlare propriamente di divulgazione di conoscenze scientifiche nelle fiction, ma è ormai indiscusso il potere di questo strumento di influenzare e trasformare l’immaginario collettivo. Le fiction possono essere usate come strumento per coinvolgere il pubblico nella cultura scientifica. Inoltre a differenza dei documentari, la descrizione della scienza nelle fiction è inserita all’interno del suo contesto sociale e il pubblico a cui si rivolgono è molto più vasto e differenziato, non sempre sensibilizzato ai temi scientifici. In questo senso le fiction sono molto più potenti come mezzo di comunicazione, perché coinvolgono emotivamente lo spettatore, a discapito di una chiara definizione di cos’è o cosa non è la scienza, che invece troviamo nei documentari.