Quante volte avete sentito parlare di futurismo, superuomini, intelligenza artificiale o eugenetica? Bene, oggi hanno un gonfalone, quello del Transumanesimo
Il Transumanesimo è una corrente di pensiero che mira a usare la tecnologia applicata al corpo umano per renderci più intelligenti, più forti, più longevi. Quale rischio si corre? Come per tutte le domande “esistenziali” non si ha una risposta univoca, ma teorie più o meno chiare. Per molti è un “fondamentalismo religioso” basato sulla tecnologia applicata all'uomo, per altri una nuova frontiera della speciazione umana e per altri solo una filosofia. Andrea Cerroni, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi all'università Milano Bicocca, ritiene questo movimento «un prospetto culturalmente interessante, che si può considerare come riflessività della modernità, orientata verso un progresso tecnologico aperto al futuro».
Il pensiero di fondo risale a Cartesio, che nel XVII secolo teorizzava che, grazie al progresso scientifico, l'uomo è diventato il possessore della natura […] e questo gli conferisce non solo il potere, ma il dovere di agire in vista di un miglioramento della specie umana. «Bisogna ampliare l'orizzonte del pensabile, e se questo movimento aiuterà l'uomo a percorrere questa strada, allora siamo nella direzione giusta» commenta Cerroni. Nick Bostrom, uno dei suoi massimi teorici del movimento e Presidente della World Transhumanist Association (WTA), lo definisce così: «un movimento culturale, intellettuale e scientifico. Afferma il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana affinché si possano eliminare aspetti non desiderati come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento. Persino l'essere mortale».
Così la stessa definizione di Transumanesimo pone una serie di interrogativi fondamentali: cosa intendiamo per miglioramento o enhancement della specie umana? Dov’è il limite tra terapia, medicina e morale? L’uomo che si serve da sempre dei mezzi naturali artificiali per potenziare le sue capacità abituali (si pensi agli occhiali) ha un limite etico? Il movimento transumanista e i sostenitori dell’eugenetica liberale, come ad esempio J. Savulescu, sostengono la liceità dell’elezione degli embrioni sani e l'eliminazione di quelli con patologie più o meno gravi. In secondo luogo, si guarda alla nanotecnologia molecolare: attraverso l’introduzione di microchips in diverse parti del corpo umano si vuole, infatti, attivare e potenziare certe capacità, in particolare quelle cerebrali. In analogia, si può pensare a ciò che già avviene in alcune condizioni patologiche o di disabilità in cui, attraverso l’ausilio di microprotesi auditive e visive, oppure con parti del corpo umano bioniche, si incrementano alcune capacità.
«Certo non si deve cadere nell'errore di riservare la tecnologia a pochi eletti, altrimenti si corre il rischio di aumentare le disuguaglianze sociali», continua Cerroni, «Fermo restando che devono essere gli Stati nazionali, se capaci, a gestire un futuro di trasformazione della realtà in un'antropomorfizzazione e una rinaturalizzazione dell'uomo stesso, in quanto sono stati essi ad avviare la mediazione storica, tutt’altro che conclusa, fra le esperienze antropologico-culturali del passato profondo dell’umanità e il futuro altrettanto profondo che ci si prospetta».
Oggi questa corrente raduna scienziati di diverse sensibilità (Intelligenza Artificiale, Neurologia, Nanotecnologia e altri ricercatori in biotecnologia applicata), filosofi e uomini di cultura, con l'obiettivo di migliorare la natura umana e prolungare la sua esistenza. Ma la deriva politico-sociale è sempre dietro l'angolo, e il rischio di trasformare un pensiero “evoluzionista” moderno verso un “ordine nuovo” è già iniziata. Negli Stati Uniti i transumanisti hanno presentato un candidato alle elezioni del 2016, Zoltan Istvan che non è passato agli annali come rivale di Trump, ma che ha conquistato un cospicuo numero di voti con il “partito della scienza”. Il candidato, autore del best-seller The Transhumanist Wager, fantascienza sociologica, ha promesso l'immortalità. Francis Fukuyama, un noto politologo americano, ha evidenziato i rischi connessi al diffondersi delle idee transumaniste colpevoli, a suo avviso, di accentuare le differenze che già esistono all’interno delle nostre società, fino al punto di creare cittadini di “serie A”, individui postumani, e cittadini di “serie B”. Sullo stesso registro si sono espressi molti autori, anche in ambito letterario e cinematografico (basti citare il film Gattaca). La certezza è solo che in un prossimo futuro i comitati di bioetica mondiali, i sostenitori dell'AI e molti gruppi di scienziati attivi nei dibattiti sul futuro dell'uomo avranno da lavorare, e molto.